[…] Fermati a chiederti: cos’è, per te, la libertà? È esenzione da controllo, dispotismo, dominazione? È il possesso di particolari forme di privilegio? Richiede forse specifiche qualità morali o mentali? È l’assoluzione da doveri e responsabilità? È uno stato dell’essere, o la sua assenza?
Beatrice Leanza
Dal 20 settembre all’8 novembre 2025, la galleria SpazioC21 di Reggio Emilia si trasforma in un universo sospeso con Paradiso, la nuova mostra di MP5, con testo critico di Beatrice Leanza.
Negli eleganti spazi di Palazzo Brami, nel cuore della città, l’arte contemporanea incontra la sperimentazione più viva: SpazioC21 è un punto di riferimento per chi ama la ricerca visiva e i progetti che mettono in dialogo artista, architettura e pubblico. In questo contesto, MP5 – artista dal tratto deciso e dalla sensibilità poetica, conosciuta per le sue figure in bianco e nero e per la sua capacità di unire rigore e intensità emotiva – presenta un lavoro che segna una svolta nel suo percorso.
Paradiso è un viaggio dentro una nuova materia: dodici sculture di diverse dimensioni, tutte realizzate in alluminio, si muovono nello spazio come presenze vive, corpi leggeri e potenti insieme. L’alluminio, lucidissimo e sottile, diventa la pelle su cui l’artista disegna figure che sembrano respirare luce.
Il bianco e il nero, da sempre il linguaggio di MP5, qui si riflettono e si moltiplicano, giocando con le superfici metalliche come in un sogno che cambia a seconda di dove ci si ferma a guardare. È come se il disegno, solitamente bidimensionale, si fosse liberato dal foglio per occupare finalmente lo spazio, prendendo corpo.
Sulla facciata di Palazzo Brami, un’installazione monumentale apre il racconto: una costellazione di figure intrecciate che si abbracciano, si sfiorano, si sostengono. È il preludio a un “paradiso” terreno, fatto di contatto e prossimità, dove ogni differenza trova spazio e ogni corpo diventa parte di un equilibrio nuovo.
MP5 immagina un luogo che non è promessa ultraterrena ma possibilità concreta, un giardino di relazioni dove la diversità è bellezza e la fragilità una forma di forza. Le opere all’interno continuano questa danza silenziosa: corpi che si piegano, si allungano, dialogano con la luce e con le pareti, in un intreccio continuo tra presenza e assenza, tra materia e spirito.
Ogni scultura va osservata da vicino, per cogliere le ombre sottili, le variazioni del metallo, la tensione tra durezza e leggerezza. Fermandosi davanti alle vetrine che affacciano sul cortile si percepisce come il progetto non si chiuda nelle sale ma si apra alla città, mettendo in contatto l’interno con l’esterno, il privato con il collettivo. E tornando infine alla grande installazione sulla facciata, si comprende che Paradiso non è un punto d’arrivo ma un invito: un invito a immaginare un mondo dove la vicinanza è possibilità, dove l’arte diventa un modo per respirare insieme.
