
La mostra “Jeff Wall. Photographs” in corso alle Gallerie d’Italia – Torino si configura come un evento espositivo di grande rilevanza, offrendo uno sguardo completo sull’opera di uno dei maestri della fotografia contemporanea. L’allestimento è ospitato nelle affascinanti e moderne sale ricavate dall’area ipogea di Palazzo Turinetti, un tempo storico caveau della banca Intesa Sanpaolo.
Jeff Wall , è celebre per aver elevato la fotografia al rango di “quadro” storico-artistico, utilizzando il grande formato e spesso il meccanismo del lightbox (scatola luminosa) per esporre le sue immagini. Il suo lavoro si distingue per la “messa in scena” meticolosa e cinematografica di momenti che, pur apparendo casuali o tratti dal quotidiano, sono in realtà il frutto di una complessa preparazione, casting e direzione.
Le sue opere, spesso creano una sensazione di “quotidiano sospeso”. Wall non si limita a documentare, ma costruisce narrazioni visive dense di riferimenti letterari, pittorici e sociali. Questa tecnica gli consente di esplorare temi come la solitudine, l’alienazione urbana, le dinamiche di potere e le interazioni sociali con una profondità e una chiarezza espressiva straordinarie.
L’impatto visivo delle sue fotografie è potente, grazie alle dimensioni monumentali e all’uso sapiente della luce e del colore.
L’esperienza della mostra è amplificata in modo significativo dalla sua location. Le Gallerie d’Italia a Torino, con il loro progetto architettonico, hanno trasformato il vecchio caveau in uno spazio espositivo minimalista, elegante e moderno.
I soffitti a volta e le pareti bianche creano un ambiente museale di grande respiro che si sposa perfettamente con l’arte fotografica in grande formato di Wall.
Questa conversione da spazio di custodia a luogo di fruizione artistica è un successo.
La sua atmosfera, con il grigio cemento del pavimento e l’illuminazione studiata (seppur con una riserva, vedi punto successivo), offre un palcoscenico che intensifica l’attenzione sull’opera d’arte, creando un dialogo stimolante tra l’arte contemporanea e una struttura architettonica dal passato così specifico.
Nonostante l’eccellenza delle opere e l’ambientazione suggestiva, un commento negativo personale va rivolto alla scelta di esporre molte delle fotografie a grande formato utilizzando la tecnica del lightbox (pannelli retroilluminati).
È innegabile che i lightbox, come si vede chiaramente in molte sale, abbiano un impatto visivo immediato e d’effetto, specialmente in un contesto minimalista come le Gallerie d’Italia. La luce che irradia direttamente l’immagine la rende brillante, satura e magnetica.
Tuttavia, il ricorso massiccio al lightbox rischia di snaturare, in parte, l’essenza stessa della fotografia tradizionale. La luce interna al pannello, sebbene coerente con una parte della produzione di Wall, trasforma l’immagine in un oggetto luminoso quasi bidimensionale, allontanandola dalla percezione di una stampa su carta o di un supporto che interagisce con la luce ambientale in modo più “organico”.
Questo espediente, pur spettacolare, appiattisce leggermente la texture e la profondità materica che una fotografia, anche in grande formato, dovrebbe conservare per mantenere un legame con la sua natura di “stampa” fissata. In un ambiente già così studiato nell’illuminazione, l’eccessiva dipendenza dalla retroilluminazione può risultare ridondante, privilegiando l’impatto visivo immediato a discapito delle sfumature più sottili della visione fotografica.
In conclusione, “Jeff Wall. Photographs” alle Gallerie d’Italia – Torino è una mostra imperdibile che celebra la potenza narrativa e formale di un artista fondamentale. Il contesto del vecchio caveau offre una cornice architettonica memorabile ed espressiva. L’unico punto critico resta l’allestimento con lightbox, che, sebbene spettacolare, solleva un dibattito sulla fedeltà all’esperienza visiva della fotografia.