“[…] Da anni dipingo le cifre, da uno in su, in continuo progresso. La mia opera è finita e non finita in ogni momento. La fine del mio lavoro non può essere definita e non dipende da me. La fine la stabilirà la morte o il degrado fisico della vecchiaia o della malattia che non mi permetterà più di dipingere. La morte, la malattia, la vecchiaia sono le coautrici della mia opera. Perciò è per me così importante la presenza davanti alla tela. Io dipingo in piedi. Questa è la mia condotta al lavoro, il mio atteggiamento verso l’arte e verso la vita”
Roman Opałka (1931-2011) è stato un artista polacco-francese noto per il suo progetto concettuale “1965/1-∞”, un’opera radicale che ha ridefinito nettamente il rapporto tra arte e tempo. La sua intera carriera è stata dedicata alla rappresentazione visiva dello scorrere del tempo attraverso numeri dipinti su tela, un processo che ha portato avanti per oltre quattro decenni, fino alla sua morte.
Nato a Hocquincourt, in Francia, da una famiglia polacca, Opałka si trasferì in Polonia con i genitori durante l’infanzia. La sua giovinezza fu segnata dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla conseguente instabilità politica, eventi che influenzarono profondamente la sua visione dell’arte come testimonianza della transitorietà dell’esistenza. Dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti di Łódź e poi a quella di Varsavia, iniziò a sviluppare un linguaggio artistico unico che univa pittura e concetto. Nel 1965 ebbe l’intuizione che avrebbe segnato il resto della sua vita: rappresentare il passare del tempo attraverso una progressione numerica infinita.
Fu proprio questo l’anno in cui prese vita il progetto 1965/1-∞ con il primo “Détail”, una serie di numeri bianchi su uno sfondo nero, iniziando dall’1 e proseguendo progressivamente.
Ogni nuova tela riprendeva dal numero successivo a quello con cui si era conclusa la precedente, creando un’incredibile continuità visiva e concettuale.
Con il tempo, l’artista introdusse gradualmente una variazione significativa: a partire dal 1972, cominciò a schiarire progressivamente lo sfondo con l’aggiunta di un 1% di bianco, con l’intento di arrivare a una tela completamente bianca, simbolo del termine del ciclo vitale. Questo processo di progressiva dissoluzione cromatica rifletteva il suo concetto di avvicinamento alla fine della sua vita e all’annullamento dell’identità individuale.
Opałka aveva stabilito una regola ferrea: ogni numero doveva essere scritto con la stessa precisione e la stessa concentrazione, senza correzioni o cancellature. Questo sottolineava l’irreversibilità del tempo e la sua inarrestabile progressione. Il progetto “1965/1-∞” divenne così un’opera performativa tanto quanto pittorica, trasformando il gesto artistico in un atto di resistenza contro l’oblio.
Opałka non si limitava alla pittura: per enfatizzare la sua esplorazione del tempo, accompagnava la creazione di ogni “Détail” registrando la propria voce mentre pronunciava i numeri dipinti e scattandosi una fotografia con espressione neutra alla fine di ogni sessione di lavoro. Ogni fotografia mostrava il progressivo invecchiamento dell’artista, diventando una testimonianza visiva dell’ineluttabilità del tempo. Questi elementi combinati – pittura, voce e ritratto – costituivano un’opera totale, in cui l’arte si intrecciava profondamente con la sua stessa esistenza.
Le sue fotografie in bianco e nero, scattate con la stessa illuminazione e la stessa inquadratura per oltre quarant’anni, formano una sequenza visiva impressionante, una sorta di “memento mori” contemporaneo che documenta l’inesorabile trasformazione del suo volto. La costanza metodologica e il rigore quasi monastico con cui Opałka affrontava il suo lavoro hanno reso quest’opera colossale,quasi mistica, in cui il gesto ripetitivo diventa una meditazione sulla mortalità. Quersto progetto ebbe un grande impetto per l’intera comunità artistica del tempo.
Il lavoro di Opałka è stato esposto nei musei più prestigiosi del mondo, tra cui il Centre Pompidou di Parigi, il Museo d’Arte Moderna di New York, la Tate Modern di Londra e la Documenta di Kassel. Ha influenzato numerosi artisti concettuali e minimalisti, diventando un punto di riferimento per coloro che esplorano il concetto di tempo e memoria nell’arte.
Nel 2008, consapevole dell’avvicinarsi della fine della sua vita, Opałka dichiarò che avrebbe continuato il suo progetto fino al suo ultimo respiro. La sua ultima tela, interrotta nel 2011 con la sua morte, si fermò a circa il numero 5.607.249. Con la sua scomparsa, l’opera rimase incompleta, ma al tempo stesso perfettamente coerente con il suo concetto: il tempo e la vita si arrestano senza una conclusione definitiva.
Dopo la sua morte, il valore delle sue opere è aumentato considerevolmente e collezionisti e musei continuano a contendersi i suoi “Détails”. Alcuni critici vedono in Opałka l’incarnazione estrema dell’arte concettuale, mentre altri lo considerano un poeta visivo, capace di trasmettere con numeri e immagini un senso di malinconica bellezza.
 
Sito web: http://www.opalka1965.com
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