
Salvador Dalí, maestro del surrealismo, uomo dall’immaginazione senza confini, ha reso il tempo un protagonista assoluto della sua arte. Attraverso immagini oniriche e visioni distorte, ha ridefinito la percezione temporale, creando mondi in cui il passato, il presente e il futuro si fondono in un’atmosfera enigmatica e misteriosa. Come poteva mancare proprio nel mese di marzo che noi di TSO abbiamo voluto consacrare proprio al TEMPO?!?
Salvador Dalí nacque l’11 maggio 1904 a Figueres, in Spagna. Sin dall’infanzia mostrò un talento straordinario e una personalità assolutamente fuori dagli schemi. Studiò all’Accademia di Belle Arti di Madrid, dove entrò in contatto con i movimenti d’avanguardia. Dopo essersi unito al surrealismo negli anni ’20, sviluppò uno stile inconfondibile fatto di immagini oniriche, simbolismi profondi e una tecnica pittorica magistrale. Morì il 23 gennaio 1989, lasciando un’eredità artistica eterna.

Tra le opere più celebri di Dalí, La persistenza della memoria (1931) è il manifesto assoluto della sua visione del tempo. Gli iconici “orologi molli”, che sembrano sciogliersi al sole, evocano la relatività del tempo e il potere dell’inconscio sulla nostra percezione della realtà. Quest’opera viene spesso interpretata come un riferimento alla teoria della relatività di Einstein, sottolineando l’idea che il tempo non sia una costante fissa, ma un’entità fluida e soggettiva.
In un’altra celebre opera, la disintegrazione della persistenza della memoria (1954), a distanza di ventitré anni, Dalí riprende e rimaneggia il tema del tempo fluido, portandolo ad un livello di maggiore dissoluzione. Gli orologi, già deformati nella versione originale, si sgretolano ulteriormente, sottolineando l’instabilità della memoria e il carattere effimero e transitorio della nostra esistenza.

Nello stesso anno, con orologi molli al momento della prima esplosione (1954), Dalí spinge il suo concetto del tempo all’estremo. L’orologio, simbolo della nostra percezione del tempo lineare, esplode in mille frammenti, suggerendo un universo instabile in cui le leggi della fisica sono sovvertite e la realtà si disgrega in modo imprevedibile, improvviso senza che nessuno lo possa in nessun modo fermare.
Contrariamente a quanto si creda, Dalí non si limitò a rappresentare il tempo attraverso orologi deformati. Nei suoi dipinti, il simbolismo rende metafora ogni suo segno grafico, creando una sorta di linguaggio segreto che bisogna interpretare in maniera approfondita. Il deserto, ad esempio, simboleggia l’infinito e il tempo sospeso, le formiche evocano la decomposizione e la transitorietà, mentre le figure umane allungate o deformate incarnano l’irrealtà della nostra percezione temporale.

Le opere di Salvador Dalí ci offrono un viaggio affascinante, a tratti destabilizzante nel concetto di tempo, sfidando le nostre certezze e catapultandoci in un mondo in cui la realtà si piega totalmente all’immaginazione. Con il suo genio visionario, Dalí ha trasformato il tempo in un simbolo potente della memoria, dell’esistenza e della relatività della nostra esperienza umana.
