
Il tempo scandisce ogni aspetto della nostra vita: lo misuriamo con orologi e calendari, lo percepiamo attraverso i ricordi e le attese, lo vediamo lasciare traccia sulle cose e sulle persone. Ma oltre alla sua funzione pratica, il tempo è anche un potente elemento narrativo e artistico, capace di trasformare oggetti e materiali, dando loro nuovi significati.
In questo articolo esploreremo il tema del tempo attraverso la scultura, soffermandoci sul lavoro dell’artista australiano Tim Silver.

Tim Silver è nato nel 1974, conosciuto per le sue sculture e installazioni che esplorano il tema della trasformazione e della fragilità della materia. Ha studiato alla Sydney College of the Arts, dove ha sviluppato un interesse per i materiali non convenzionali e il modo in cui si modificano nel tempo. Da allora, ha esposto le sue opere in diverse gallerie e musei in tutto il mondo, tra cui la Galerie Allen di Parigi, il Museum of Contemporary Art Australia e la National Gallery of Victoria.
Le sue sculture non sono pensate per durare per sempre: spesso usa materiali come cera, gesso, polveri metalliche e resine sintetiche, che si deteriorano con il passare del tempo. Alcune opere si sgretolano, altre cambiano colore o si deformano, creando un effetto visivo che mette in evidenza il concetto di transitorietà. In pratica, il tempo diventa parte integrante delle sue creazioni.

Silver utilizza diverse tecniche per creare le sue opere, tra cui fusione, modellazione e stampa 3D. Spesso sperimenta con materiali che reagiscono agli agenti atmosferici, come pigmenti che cambiano colore con la luce o l’umidità. Con questo approccio, invita il pubblico a riflettere sul passaggio del tempo e sulla bellezza che si può trovare anche nella decadenza.
Un tema ricorrente nel suo lavoro è la fragilità della condizione umana. Le sue opere parlano dell’inevitabilità del tempo, del decadimento e della memoria, evocando l’idea che nulla è permanente.

Le sue sculture sono una sorta di “memento mori” contemporaneo, un promemoria visivo del fatto che tutto cambia e nulla è eterno. Ma, invece di rappresentare la fine come qualcosa di negativo, Silver la trasforma in un processo affascinante e inevitabile, che fa parte della natura stessa dell’esistenza.
Tra le sue opere più emblematiche spicca Oneirophrenia, una serie di sculture antropomorfe realizzate con materiali deperibili, capaci di evocare stati di alterazione mentale e fisica. Un altro lavoro significativo è Untitled (pile), in cui figure e oggetti sembrano sciogliersi o collassare su sé stessi, suggerendo una riflessione sulla caducità della materia e della memoria. Infine, con Casting Doubt, l’artista esplora il concetto di riproduzione e perdita, trasformando la scultura in un’entità mutevole e in continua evoluzione.


L’opera Oneirophrenia è realizzata con materiali deteriorabili, come cera, tessuti organici e altri elementi soggetti alla trasformazione e al decadimento. Il nome stesso richiama uno stato di alterazione mentale, in cui realtà e sogno si mescolano, creando un senso di disorientamento.
Queste sculture sembrano trovarsi in una condizione di mutazione continua, con corpi che si disgregano, si deformano o sembrano sospesi in un limbo tra la vita e la dissoluzione. L’artista gioca con la fragilità dei materiali per evocare la provvisorietà dell’esistenza e la precarietà della percezione. Guardandole, si ha la sensazione di trovarsi di fronte a esseri in bilico tra il mondo reale e quello onirico, come se stessero emergendo o scomparendo davanti ai nostri occhi.

Untitled (pile) è un’opera che mostra figure e oggetti che sembrano cedere sotto il loro stesso peso, appesantite dallo scorrere del tempo. Le forme appaiono confuse e deformate, creando un’immagine di fragilità e instabilità. L’artista gioca con l’idea che la materia e la memoria siano temporanee, sempre a rischio di svanire. L’opera suggerisce che tutto ciò che vediamo potrebbe dissolversi nel tempo, lasciando solo tracce della sua esistenza

Con Casting Doubt Silver ha dato vita ad una scultura che sembra essere in uno stato di perpetua trasformazione. La sua forma non è fissa, ma mutevole, come se fosse sospesa in un processo di disfacimento o di trasformazione perpetua. Questo lavoro mette in discussione l’idea di stabilità e permanenza, sia nella scultura che nel concetto di memoria e identità. La scultura, che muta nel tempo, simboleggia l’impossibilità di mantenere una forma o un’idea intatta, suggerendo che anche le creazioni più solide sono destinate a cambiare o a svanire.
Il titolo stesso, “Casting Doubt”, che in italiano significa “Mettere in dubbio”, invita a riflettere sul fatto che ciò che vediamo potrebbe non essere tutto ciò che c’è da sapere.

